Proprio nel centro cittadino, sulla Via Emilia, troviamo uno dei gioielli della città: la Farmacia dell’Ospedale di Imola. Una farmacia settecentesca che conserva perfettamente integro il suo corredo ceramico e le decorazioni interne.
Già nel 1300 questo luogo era uno dei tanti piccoli ospedali del territorio che poi nel 1400 venne assorbito dal nuovo e più grande Ospedale di S.Maria della Scaletta. Lo stabile fu allora diviso in botteghe affittate a calzolai, spadai e persino ad un cavadenti che oltre a fare il dentista praticava anche piccoli interventi chirurgici. Dall’inizio del ‘500 vi compare un spezieria, che poi per tutto il ‘600 fu gestita dalla famiglia Maccolini, tanto che il portico stesso sotto al quale sorgeva finì per prendere il nome di questa famiglia.
Nel 1763 l’ospedale di S.Maria Della Scaletta, a cui lo stabile apparteneva, decise di dotarsi di una propria farmacia e così diede incarico allo speziale Pasquale Liverani di seguire i lavori. Vennero acquistati 457 vasi di ceramica imolese, che vedete ancora oggi e che nei cartigli riportano i nomi dei medicamenti, di cui alcuni davvero curiosi. Se vi capita di entrare potrete leggere accanto alla cannella, o ai semi di finocchio, anche ossa di cranio, denti di cinghiale o polvere di mummia! Il Liverani acquistò banchi di legno, sedie e anche due cassette di noce per contenere le vipere: ingrediente necessario per la preparazione della famosa Teriaca, farmaco portentoso e miracoloso, panacea per tutti i mali. Aperta nel 1766 la Farmacia di Imola venne fatta affrescare dal Gottarelli e da Alessandro Della Nave, per volere del Cardinale Chiaramonti. Sulle volte infatti vedete i ritratti dei più grandi medici e botanici italiani, attorniati da puttini insieme a coralli, conchiglie e piante officinali.
Questo piccolo tempio della medicina, che era frequentato soprattutto dalla classe borghese e dalla piccola nobiltà, quelle classi che potevano permettersi di pagare un medico e le cure, divenne presto un punto di aggregazione, un sorta di salotto cittadino, dove, seduti comodamente su sedie di vimini e avvolti dagli odori delle preparazioni galeniche, ci si scambiava notizie e si parlava della cronaca cittadina.